Il dolore di spalla è una patologia molto frequente, infatti possiamo trovarlo al 2° posto tra le cause che spingono le persone a richiedere consulti medici.
Questa patologia colpisce indistintamente diverse fasce di pazienti: dal giovane all’anziano, dal sedentario allo sportivo e possiamo trovarlo in tutti i tipi di lavoro.
LE CAUSE
L’articolazione della spalla viene colpita maggiormente rispetto alle altre a causa della sua stessa anatomia, infatti, l’ampio range di movimento che dispone può determinare conflitti tra le sue componenti e soprattutto instabilità e a causa di quest’ultima troviamo una maggiore incidenza tra le donne rispetto che gli uomini.
Le cause che portano al dolore di spalla sono multifattoriali e le caratteristiche che andremo ad elencare interessano in particolare le patologie degenerative ovvero:
- l’anatomia dell’articolazione (strutture e arco coraco-acromiale in particolare),
- la lassità legamentosa,
- lo squilibrio tra stabilizzatori attivi e passivi,
- lo stress meccanici ripetuti,
- le attività usuranti (sportive e lavorative),
- la degenerazione tissutale da invecchiamento,
- le caratteristiche congenite,
- i fattori metabolici, ecc.
Quando ci troviamo di fronte a lussazioni o fratture stiamo chiaramente parlando di patologie traumatiche, mentre complicanze neurologiche o anomalie congenite sono più rare e necessitano anche quest’ultime di un trattamento rieducativo volto al mantenimento o recupero funzionale.
CARATTERISTICHE DEL DOLORE DI SPALLA
Un numero sempre più importante di persone riferisce dolore alla spalla. In età adulta possiamo dire che l’artrosi e le patologie tendinee sono molto frequenti, inizialmente in forma acuta per poi evolversi in degenerativa; mentre nei giovani riscontriamo problematiche legate all’instabilità, oltre agli eventi traumatici ai quali si può andare sempre incontro.
Per avere un ideale inquadramento del dolore di spalla, il paziente ha un ruolo fondamentale in quanto in base alle sue descrizioni e sensazioni possiamo capire da quale patologia è stato colpito.
Il dolore intenso irradiato in zone distanti rispetto l’articolazione colpita e la sofferenza notturna sono fattori che vengono sempre esposti dalle persone colpite da dolore di spalla.
Quando ci troviamo in presenza di patologie della cuffia dei rotatori avremo differenti risposte in base a quale tendine viene colpito.
ESEMPIO
In presenza di tendinopatia del sovraspinato, la sofferenza che si avverte è profonda e laterale lungo il braccio, non oltre il gomito; quando ad essere colpito è il capo lungo del bicipite invece il dolore viene avvertito anteriormente sul decorso del muscolo.
Il dolore si manifesta sia in passivo che in attivo, soprattutto in abduzione tra i 60 e 120° di ROM (in quello che viene chiamato arco doloroso) e anche i movimenti più semplici risultano essere difficoltosi.
L’intensità può variare in relazione alla gravità della patologia. In presenza di un’infiammazione la forza verrà recuperata gradualmente, una volta conclusa la fase flogistica, attraverso la ginnastica. In presenza di lesioni tendinee il recupero della forza non si verificherà con la riduzione del dolore, infatti il gesto deficitario interessato ci farà capire quale tendine è coinvolto e in seguito a visita specialistica si stabilirà quale percorso terapeutico intraprendere.
Nella posizione di decubito il paziente avvertirà dolore sia in appoggio sulla spalla interessata, in quanto comprime la cuffia, sia sulla parte sana visto che il braccio dolente tende a scivolare verso il basso e quindi a trazionare il tendine, quindi i pazienti ci riporteranno che per cercare di alleviare il dolore dovranno assumere posizioni in:
- decubito supino con il braccio alzato appoggiato sulla fronte o sul cuscino (in questo modo il tendine si accorcia e la sintomatologia si attenua);
- decubito prono con il braccio fuori del letto, come durante l’esercizio del pendolo (in questo modo lo spazio subacromiale aumenta);
- decubito laterale sulla spalla sana e con il braccio interessato appoggiato su un cuscino posizionato all’altezza del fianco (in modo tale da non far scivolare il braccio giù, in leggera abduzione).
Tuttavia, in presenza di dolore acuto questi accorgimenti risultano inefficaci e i pazienti colpiti, saranno costretti a dormire in posizione semi-seduta o alzarsi ed applicare ghiaccio, in quanto vasocostrizione e una maggiore trazione causata dal peso del braccio aiutano ad attenuare la sintomatologia.
TENDINOPATIE CALCIFICHE
Quando si parla di tendinopatie calcifiche il dolore è più forte a riposo e diffuso in tutto il braccio, anche afferrare con la mano risulta più difficoltoso.
La prima fase di questa patologia che coincide con la formazione delle calcificazioni, è un evento particolarmente doloroso.
Il paziente manifesta una forte impotenza funzionale del braccio causato da questo spossante dolore, che si estende a tutto l’arto fino alla mano ed è continuo durante il giorno e pulsante durante la notte, la spalla è calda e gonfia, a volte solo sfiorarla crea sconforto.
Nella fase che segue, quella dell’assorbimento, vi è una riduzione del dolore a riposo e con l’aiuto di mobilizzazioni passive ed esercizi di stretching, il paziente può recuperare il ROM passivo.
CAPSULITE
In presenza di capsulite il dolore è profondo anche a riposo con torpore fino alla mano, essendo una problematica di irrigidamento tissutale i movimenti bruschi creano un dolore particolarmente intenso. La ridotta elasticità della capsula porta una limitazione passiva e attiva dei movimenti completa o distrettuale. Possiamo trovare questa problematica negli sportivi overhead, per esempio, in quanto possono presentare una rigidità della capsula posteriore e quindi una riduzione dell’intrarotazione.
A differenza delle patologie di cuffia il dolore intenso interessa il fine corsa e durante la notte il paziente non riesce a trovare una posizione che allevia questa sintomatologia, solo durante i numerosi spostamenti avrà un beneficio momentaneo.
ACROMION-CLAVEARE
Nella patologia acromion-claveare invece, il dolore avvertito interessa il trapezio superiore e si irradia lungo l’arto, tanto che può essere erroneamente scambiata per cervico-brachialgia.
Prima di iniziare la terapia è indispensabile fare una buona diagnosi, durante la visita lo specialista valuterà il paziente avvalendosi di indagini come radiografie ed ecografie e, se sarà necessario, con esami diagnostici di secondo livello come risonanza o tac.
Nella maggior parte dei casi il trattamento è rieducativo e si svolge attraverso esercizi specifici di rinforzo muscolare e recupero di un corretto equilibrio e/o terapie fisiche antalgiche.
L’ortopedico deciderà di intervenire chirurgicamente in presenza di lesioni tendinee, grave artrosi o dinanzi a lesioni delle componenti dell’articolazione dovute ad eventi traumatici.